Fra le tante ricette dedicate ai dolci di carnevale nei ricettari di Donna Amelia, ci sono queste castagnole che mi hanno incuriosito e ho deciso di provarle.
La didascalia dice “sono buone e crescono bene” e allora è il caso di provarle. La ricetta è del 1944 e porta il nome della Signora Bellazzo come succede spesso nei ricettari di famiglia, che le ricette portino il nome di chi le ha condivise.
Nella lettura della ricetta mi sono trovata in difficoltà con un termine, che oltre a faticare nella calligrafia, c’era anche una mia non conoscenza del prodotto.
Il Fumetto Mistrà
Scopro così dopo molto girovagare che cos’è il Mistrà.
È un distillato alcolico di anice verde, semi di finocchio e almeno atre sette erbe mediterranee, simile alla sambuca o all’anisetta, ma non eguale. È molto più secco ed era diffuso soprattutto nella Repubblica di Venezia dopo la conquista di Sparta, parliamo del XVII secolo.
Si perse nel tempo con la caduta della Serenissima, ma qualcuno mi racconta che anche nel secolo scorso questo liquore veniva mischiato con l’acqua come un “pastis” e soprattutto per correggere il caffè.
Questa ultima pratica è rimasta in Veneto, sostituendo il Mistrà con la Sambuca.
Non sono riuscita a recuperarlo in tempo, ma credo che per l’estate ci proverò perché il Pastis mi piace e voglio provarlo.
Castagnole signora Bellazzo
sono buone e crescono molto 1944
Farina chilo 1,000 uova 6 burro 200 zucchero 200 un limone grattugiato, un bicchierino d’acquavite (meglio fumetto mistrà) gr 5 bicarbonato 10 cremor
Lavorare i tuorli d’uova con lo zucchero, le chiare montate a neve, il burro lavorato. L’acquavite ultimamente un po’ alla volta, sale.
Le castagnole buone che crescono
Ingredienti
- 350 gr di farina
- 3 uova
- 100 gr di zucchero
- 100 di burro
- Una scorza di limone grattugiato
- Un bicchierino di acquavite
- 1 bustina di lievito per dolci
Preparazione
Iniziate preparando tutte gli ingredienti, farina setacciata con il lievito e gli albumi divisi dai tuorli.
Montate gli albumi a neve ben ferma con un cucchiaio di zucchero.
In un’altra ciotola montate i tuorli con lo zucchero fino a che si è sciolto completamente lo zucchero.
Aggiungete il burro morbido, la scorza di limone e il sale.
Aggiungere infine l’acquavite che se volete potete sostituire con il succo di limone se non volete usare dell’alcol o se trovate il Mistrà o un liquore all’anice perfetto!
Ora aggiungete una po’ alla volta la farina, fino ad ottenere un impasto che si possa manipolare. Più morbido della pasta frolla come consistenza.
Formate dei filoncini e poi delle palline di circa 3 cm di diametro.
A questo punto potete friggerle in abbondante olio di semi o come da tradizione nello strutto.
Oppure si possono cuocere, come ho scelto io, in forno a 190° (ben caldo) per 20 minuti.
Quando vedete che fanno la crepa e si dorano sopra è il momento di toglierle così vi rimarranno morbide all’interno.
Spolverate con lo zucchero a velo e poi possono durare anche più giorni in un contenitore ermetico.