La vendemmia in Bellussera è un opera teatrale, è una celebrazione, è un evento che richiede una scenografia, un allestimento, degli attori e una cornice di piccole varianti.
La vendemmia in Bellussera
Partiamo dalla scenografia, che è fatta da questo sesto di impianto spettacolare nato agli inizi del ‘900 dai fratelli Bellussi. Diffuso nella pianura trevigiana, in modo particolare nel Basso Piave. Impianto composto da pali alti quattro metri, filari larghi almeno nove.
Ogni palo della vigna porta quattro piante di vite che vengono poi fatte correre attraverso un raggiera di fil ferro, ad un altezza che è intorno ai tre metri da terra.
Le piante si incontrano al centro come a disegnare uno schema geometrico e lasciano scendere, altri tralci chiamate “code” a riempire lo spazio.
Chiudete gli occhi e immaginatevi seduti su un manto erboso, di fronte un lungo filare largo, come un lungo viale incantato. Sopra di voi un intreccio di foglie e grappoli d’uva a coprirvi e far filtrare qualche raggio di sole. Fra un palo e l’altro qualche albero da frutto. Quanto vi piace l’idea?
Lavoro manuale in Bellussera
Proprio per la struttura della Bellussera, ogni lavoro deve essere fatto in modo manuale. Dalla potatura sino alla vendemmia. Questo richiede un grande amore per questa vigna, perchè ci passi un sacco di ore e lo puoi fare solo se ci credi davvero, come per l’azienda Bellese Vini che continua a tenere vivo un impianto di famiglia.
L’allestimento
La vendemmia in Bellussera ha una serie di preparativi che devono essere fatti con estrema cura. Per vendemmiare in Bellussera servono:
– trattore
– rimorchio
– telone per rimorchio
– prolunghe da mettere sul rimorchio per i tavoloni
– tavoloni o “toeoni”
– cassette di legno o secchi “mastee”
– forbici “forfe”
– un termos per il caffè
– un frigo per le bibite fresche
Per vendemmiare in Bellussera, visto l’altezza e la larghezza della vigna, è necessaria un attrezzatura particolare. Al trattore viene attaccato il rimorchio. Il rimorchio viene coperto con un telo grande, che conterrà l’uva. Al rimorchio vengono applicate ai lati delle prolunghe, sulle quali vengono poggiati dei tavoloni per poterci salire.
Questi tavoloni vengono conservati nelle soffitte per il resto dell’anno, dopo che saranno stati lavati e ben asciugati. Le cassette o i secchi servono per le piante di testata o di lato al filare.
Gli attori
I vendemmiatori nella Bellussera si dividono in più ruoli.
Il capo ha il compito di mandare avanti il trattore e quindi di solito sta davanti e si preoccupa di tagliare i tralci lunghi, le famose code.
Gli adulti esperti stanno sui tavoloni e vendemmiano in altezza, con le braccia alte, cercando di non lasciare niente indietro. Ogni grappolo, viene lanciato nel carro. I bambini o gli inesperti hanno il compito di vendemmiare le code, stando appoggiati al carro, cercando di non tagliare il telo e di non lasciare foglie.
Ognuno ha la sua postazione, che prende all’inizio della vendemmia, formando le squadre da una parte e dall’altra e che con difficoltà cambiano. Sul carro, più si è più velocemente si vendemmia, con logica. Ma l’idea che è sempre passata e che più si è, più uva si tira giù.
Ci sono poi gli altri attori non secondari: la nonna che arriva da casa col caffè caldo comprensivo di grappa per gli uomini e magari un dolce. Quello che passa a vedere come sta andando. Gli zii e parenti da fuori, l’amico che ha due ore “el bocia co finisse scuoea”.
Dettagli e varianti della vendemmia in Bellussera
Ci sono poi le varianti del tempo, andare a vendemmiare in Bellussera la mattina presto vuol dire coprirsi a più strati, perchè ci si bagna con l’umidità e tenersi comunque coperte le braccia e la testa, perchè si è sotto le foglie.
I termini che si usano nella vendemmia in Bellussera sono diversi da quelli della vendemmia a filare.
- “para vanti” segno che si è finito di vendemmiare quelle piante e si può andare avanti;
- “bon” urlato sempre perché è di logica che chi guida il trattore non senta;
- “tien neta i toeoni” di solito compito di chi vendemmia le code, tener pulito le tavole, evita di scivolare e inciampare;
- “tien neta dai foje” questa è una delle cose per cui si viene sgridati, meno foglie possibili nel carro;
- “a brutta in tei cantoni” se per caso c’è dell’uva brutta in qualche pianta va buttata negli angoli del carro. Una volta quando l’uva si portava in cantina e facevano i prelievi dicevano che non prelevavano mai dagli angoli i campioni del grado;
- “pianton” che sarebbe i filare è la misura di quanto si è lavorato in una mezza giornata: “par mezzogiorno metà pianton” “par stasera fora dal pianton”.
La Vendemmia in Bellussera da Bellese
Io e Désirée abbiamo scoperto anni fa di avere questo amore per la Bellussera, per entrambe legato alla nostra infanzia, al nostro rifugio per leggere e che per entrambe ha un valore affettivo importante. Désrée ha la fortuna di averla e poterla coltivare e conservare. Da lei ho anche preparato La cena in vigna.
Désirée ha accolto il mio desiderio e mi ha chiamato quest’anno quando era il tempo della Rabosa, questa uva a noi cara che ci lega a questo territorio che è il Piave. Le ho chiesto di fare qualche foto, ma in verità avevo voglia di rivivere questi momenti nella mia memoria, di riportare lì con me persone a me care, che vedevo in quel carro.
I miei zii e le mie nonne erano parte fondamentale nella vendemmia, perché era una festa, era un lavoro ma soprattutto ci si vedeva e si passava giornate assieme. Si celebrava il raccolto fatto insieme, si faceva famiglia e comunità.
E poi cara Desi andandomene lunedì, pensavo al tuo caro papà Paolo, che sotto i suoi meravigliosi baffi sorriderebbe orgoglioso di quello che stai facendo. Sono certa che è lieto per ciò che fai, per conservare un patrimonio storico, naturale e architettonico, con così tanto amore e passione.
Grazie per avermi permesso di raccontare un momento così bello della nostra tradizione.
Tanto amore per la Belllussera, sempre <3
Monica