I vigneti smuovono in me sempre dei ricordi legati all’infanzia. Il tempo della potatura della vigna è un tempo particolare, che mi fa sorridere nostalgicamente. In questi giorni di sole, notate che fra i filari ci sono macchine parcheggiate e gruppi di uomini che lavorano: stanno potando.

potatura della vigna

Lo zio Giovanni

Ogni volta che vedo qualcuno che pota, mi viene in mente una persona a me molto cara: mio zio Giovanni.
Lo zio lavorava per un azienda agricola importante, oltre a curare il vigneto di casa. Ricordo che nelle giornate d’inverno, facevo un giro nei campi, prima dei compiti e andavo a trovarlo mentre lavorava. Le giornate erano molto più fredde di ora, le mani erano piene di tagli, si usavano poco i guanti, la tuta da lavoro che riparava dall’aria era sopra pantaloni di velluto e mutande lunghe di lana. Scarponi grossi con i calzettoni di lana fatti dalla nonna. Giacca a vento sopra la tuta e berretto in testa. Ogni tanto arrivava qualche “santa” donna con un termos di caffè o tè tanto zuccherato, pinza e più avanti frittelle, magari appena fatte. Ah chiaramente il caffè era accompagnato con la grappa, perché serviva pure qualcosa per scaldarsi.

Un suo particolare vezzo, era far notare gli archetti tutti uguali, fatti bene con amore. L’archetto è la piega del tralcio che viene conservato e girato e legato al fil di ferro, insomma quello che porterà nuovo frutto nell’anno nuovo.
Il vigneto davanti casa, che potava insieme a mio papà, era una Bellussera, essendo molto alto e con filari larghi, veniva usato una carro apposito, sul quale salivano e  sul quale salivo anch’io, magari per portare loro qualcosa di caldo, intrecciare due rami di salice e scappare via prima che mi sgridassero.

potatura della vigna

L’attrezzatura per la potatura della vigna

Mi ha sempre incuriosito l’attrezzatura che usava per “zarpir”, come si dice in dialetto. La forbice che portava dentro a un corno di vacca appeso alla cintura, ora ho visto che ci sono dei foderi moderni e pure le forbici automatiche. I “venchi”, che venivano ricavati dai rami più sottili dei salici che costeggiavano i vigneti, flessibili ed elastici, ideali per legare i tralci.
La forbice doveva essere super tagliente e affilata, per fare un taglio netto che non facesse soffrire la vite. I famosi “venchi” chiamati anche “stroppie” o in altri cento modi, sono stati sostituiti nel tempo da cordoni in plastica di varia origine e anche da graffette di metallo.

La potatura della vigna

Che fosse un momento importante l’avevo capito, mio zio mi diceva che quando si pota, si pensa a “ieri-incuo-doman”, ieri oggi domani; che non è altro che, quello che viene riportato nei manuali come Passato-Presente-Futuro.

La potatura segna il raccolto non solo dell’anno successivo ma anche di quello dopo. Si pota nel momento in cui la vite è a riposo, quando la fase vegetativa è ferma, quindi tecnicamente dopo la caduta delle foglie e prima delle nuove gemme. Possiamo considerare come periodo fra dicembre e marzo, sempre adeguandoci a temperature ed eventi atmosferici. La potatura normalmente viene effettuata dagli uomini e donne esperti, da quelli che sanno come trattare la vite e riconoscono a colpo d’occhio cosa tenere e cosa tagliare.

Ora le giornate così fredde e asciutte, permettono ai vignaioli di poter uscire e predisporre le viti per la prossima vendemmia, con intelligenza e dedizione.

Buon lavoro vignaioli!
Monica

Le foto sono state scattate presso la Cantina Sandre.