Parlare di prosecco DOCG senza averne conosciuto il territorio è quasi inutile. È necessario attraversare le colline in ogni stagione. Fermarsi sopra e osservare la tessitura imperfetta dei filari. Guardare negli occhi chi lo lavora, per vederne la fatica e la tenacia. Conoscerne la storia per potere definire la Garanzia del prodotto.
Sono cresciuta nella pianura trevigiana e le colline sono abituata a vederle. A vederle ma non le ho mai guardate come questa volta. Domenica grazie al blog tour per l’apertura delle Primavera del Prosecco, le ho guardate e incontrate.
Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG
Un marchio che tutela un prodotto unico: Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Il Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG oggi ha bisogno di far sapere cosa vuol dire questa G. È importante capire cosa ne garantisce un prodotto unico al mondo, che si distingue dal Prosecco Doc e da altre definizioni. Per conoscerlo bene il Prosecco DOCG ha bisogno di essere raccontato da chi lo accudisce come un figlio. Da chi conosce il terreno, i filari, la storia e i vitigni. Da chi lo porta in cantina per renderlo uno dei prodotti di eccellenza della nostra terra. Ho incontrato Mark e Silvia dell’azienda Merotto Graziano. Mark è enologo dell’azienda e con grande competenza e passione ci ha parlato molto di questo vino, ma soprattutto da dove nasce.
La storia
Molte ricerche sono state compiute sulla storia vitivinicola di queste colline. Molti segni, come dipinti, scritti e racconti ne evidenziano una tradizione lunghissima. Sin dai tempi dei romani si racconta di raccolti d’uva. I passaggi di popoli, re, vescovi e conti hanno lasciato citazioni che parla di vino e più volte la parola Prosecco viene riportata. Questo territorio se pur da sempre impervio ha avuto il vino e la viticoltura come filo conduttore fra le varie epoche storiche. Nel 1876 viene fondata la prima Scuola Enologica d’Italia proprio a Conegliano. Di seguito inizia un percorso enologico importante che ruota intorno a questo vino, dalla confraternita, alla Strada del Vino, fino alla prima Mostra dello Spumante di Valdobbiadene nel 1963.
Prosecco
Il percorso iniziato nel 2008 per il riconoscimento della DOCG avvenuto nel 2009, trova un intoppo. L’ intoppo si chiama Prosecco, un piccolo paese della provincia di Gorizia che ha messo in difficoltà il Consorzio. Così il nome è divenuto Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG. Mentre la DOC già presente si è estesa in un territorio molto vasto che arriva appunto fino al paese Prosecco. La definizione di DOCG ha bisogno per questo di essere conosciuta e spiegata. Per non cadere nella confusione e per approcciarsi all’acquisto prima e al calice poi con consapevolezza.
Cos’è allora che fa la differenza fra un Prosecco DOC e un DOCG? Il clima, il terreno, gli impianti e i vitigni. Oltre alla lavorazione completamente manuale in vigna e alla preparazione del vino poi in cantina.
Clima colline del Prosecco DOCG
Le colline di Valdobbiadene si trovano in una posizione del tutto unica. Riparate dalle Prealpi Dolomitiche, vanno dai 100 ai 500 metri sul livello del mare, in un territorio che percorre 15 comuni. La protezione delle Prealpi permette una continua ventilazione in ogni stagione ed un microclima autentico. Lo sbalzo termico fra la notte e il giorno è fondamentale, soprattutto nel periodo dell’invaiatura dell’uva che avviene di solito fra la fine di luglio e l’inizio agosto. L’invaiatura è il momento in cui gli acini maturano, prendendo colore sulla buccia e modificandone la consistenza. Le colline di giorno sono esposte al sole e riparate con una temperatura che arriva fino ai 30°. La notte la temperatura cala e la ventilazione porta ad un abbassamento fino ai 16°.
Terreno
Il terreno è ricco di avvenimenti geologici con parte di scioglimento di ghiacciai e residui dolomitici. Molto vario sia nella formazione che nella composizione: troviamo marne, arenaria, cinerea e rocce friabili. Ci sono tracce di ferro che ritroviamo poi spesso nella mineralità del vino. La presenza di roccia in affioramento non permette una lavorazione di appianamento del terreno. Permette invece che non vi sia ristagno di acqua, ma un drenaggio continuo che ne salvaguarda anche la presenza di muffe e parassiti. Le varie esposizioni e posizioni ne caratterizzano poi raccolti e vini diversi come il Cartizze e Le Rive.
Impianti
“Se guardate le colline dall’alto sembrano ricamate”. Si, sembra un ricamo fatto a mano, imperfetto. Nessun filare ha la stessa altezza proprio per l’affioramento della roccia. Neppure la stessa lunghezza perché la collina decide quando scendere di colpo, una pianta prima o una pianta dopo. Nello stesso filare troviamo poi viti di età diverse. Questa cosa devo dire mi ha lasciata stupefatta, non avevo mai pensato alla difficoltà di cambiare un intero impianto in colina. Abituata a vedere i vigneti di pianura, tutti uguali e perfetti non avevo ragionato sulla tenuta del terreno. Togliere completamente un impianto vorrebbe dire veder franare la collina. Per questo le piante vengono sostituite quando hanno finito il loro ciclo produttivo. Se osservate i filari vedrete ceppi che hanno 30 anni di storia, vicino a ceppi giovani. Questo se volete complica ancora di più le cose, potrebbero avvenire maturazioni diverse nello stesso filare.
I vitigni
Il glera è il vitigno per eccellenza del prosecco, la base della produzione del vino. Vengono poi aggiungi altri vitigni minori. Il Verdisio che da un tono acido al vino. La Bianchetta che infonde una nota dolce. Il Perera che regala le note fruttate. La particolarità è che in ogni filare possiamo trovare vitigni diversi. Quindi quello che è il taglio o uvagguio in verità viene fatto già in vigna. Questo tipo di piante ha un ciclo produttivo massino di 30 anni. Le radici hanno una profondità massima di 30/40 centimetri che variano in base all’età e al terreno.
Trattamenti
Molto abbiamo sentito parlare di trattamento nella zona del Prosecco. Molto e male, quando a parlarne è chi non sa cosa succede qui. La scelta delle aziende è chiaramente quella di ridurre il più possibile i trattamenti. I motivi sono due, conservare un terreno buono ed evitare costi e fatiche.
Il vino buono arriva da un terreno buono e un terreno carico di trattamento non è più buono. Tutto qui deve essere fatto a mano e mandare uomini in vigna con lo zaino sulle spalle è costoso. Le nuove tecnologie che permettono di tenere controllato lo stato meteorologico delle colline, permettono anche di fare i trattamenti minimo indispensabili e soprattutto mirati. Quelli che tutelano il raccolto e tutelano la pianta e il territorio. I trattamenti nella zona collinare DOCG sono certamente inferiori ai trattamenti in pianura.
Tutte queste caratteristiche fanno si che la G della DOCG abbia un senso e sia Garanzia di un prodotto unico al mondo.
Produzione
La produzione del Prosecco DOCG si divide in tre grandi prodotti, tutti eccellenti e tutelati. Tutti da scoprire e conoscere. I dati sono quelli della produzione 2016.
DOCG
Si produce in 15 comuni delle Colline di Valdobbiadene, per un estensione di circa 6000 ettari. na produzione annua di circa 90 milioni di bottiglie. Ogni bottiglia prodotta nel Consorzio DOCG è segnalata da una fascetta. Sono previsti un massimo di 135 quintali di uva per ettaro.
DOCG Rive
43 sono le Rive individuate nel territorio di Valdobbiadene. Si tratta di pendii unici, con un unico appezzamento, il raccolto viene convogliato in un unica produzione per renderla unica. Le bottiglie sono numerate e mappate dal produttore. Dei veri Crù per usare un termine non nostro. La produzione massima è di 130 quintali ad ettaro per una produzione di un milione e mezzo di bottiglie.
Cartizze
L’eccellenza e l’unicità, prodotti in un pentagono. Il territorio si estende in tre comuni San Pietro di Feletto, Santo Stefano di Valdobbiadene e Saccol. 107 ettari totali di terreno antico e con un microclima dolce per una produzione di un miolone di bottiglie.
Dai campi
Da disciplinare del Prosecco di Valdobbiadene DOCG, la vendemmia deve essere effettuata manualmente. Qui viene chiamata Vendemmia Eroica. Immaginate vigorose braccia che portano casse o cesti sulle spalle, scarpinando su e giù per le colline. Anche tutto il resto dei lavori deve per forza essere fatto a mano, non c’è molta scelta 😉
In cantina
L’uva una volta raccolta arriva in cantina dove dopo la diraspatura inizia il processo di spumantizzazione. Il metodo Charmat è quello applicato alle uve prosecco per renderle frizzanti. Un sistema di fermentazione in autoclave su lieviti naturali selezionati. Fermentazione che può durare dai 3 – 4 mesi a volte fino ai 6 mesi in alcuni casi.
Merotto
Per noi una degustazione dei prodotti di punta dell’azienda Merotto.
Cuvèe del Fondatore Graziano Merotto, un Brut con una bollicina elegante, 120 giorni sui propri lieviti con un residuo zuccherino di 7 grammi per litro.
Castel Extra Dry, frutto di un vecchio impianto restaurato è un vino che porta profumi di frutta matura. Il residuo zuccherino di 12 grammi per litro rende questo vino morbido e molto gradevole.
La primavera di Barbara il dry che il vignaiolo ha dedicato alla propria figlia.Un vino che si può bere ad ogni ora del giorno, stuzzicante e piacevole.
Tutto questo è il Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG, lo potete degustare alla Primavera del Prosecco e lo potete vedere passeggiando fra i colli. Le colline del Prosecco sono meravigliose in ogni stagione. Ora potrete apprezzarne anche tutte le erbe spontanee e i fiori che ne arricchiscono l’ecosistema e i nostri occhi.
Monica
La mia visione personale del Prosecco ve la racconto qui.